Il UH-90A in Afghanistan

di D. Daverio

Mentre alcune nazioni affrontano problemi dovuti ai ritardi nelle consegne degli elicotteri NH-90 acquisiti (la Svezia ha acquistato alcuni esemplari di Sikorsky UH-60 come soluzione temporanea in attesa della piena operatività dei propri NH-90TTH in versione CSAR/MEDEVAC; la Norvegia ha minacciato la cancellazione dell'ordine degli NH-90NFH ordinati per la Guardia Costiera in sostituzione dei vetusti Lynx in funzione SAR, la Spagna invece riceverà soltanto quest'anno il primo esemplare di produzione), altre procedono a passo spedito verso la piena operatività delle macchine già in possesso. La Francia, ad esempio, ha già in linea la versione navale (che in più di un'occasione si è distinta in missioni di salvataggio in mare) e recentemente ha accettato formalmente il primo esemplare per la Aviation Légère de l’Armée de Terre (ALAT), che andrà ad equipaggiare il Centre de Formation Interarmées (CFIA) per la formazione degli equipaggi; il Belgio ha preso in carico il primo esemplare TTH; la Germania, nel mese di aprile, ha inviato in Afghanistan alcuni esemplari della versione utility in supporto alle truppe ivi dislocate; Australia e Oman hanno già ricevuto diversi esemplari che operano già nelle rispettive forze armate; l'Olanda ha inviato un esemplare NFH, imbarcato sulla fregata HNLMS De Ruyter, nell'ambito della missione anti-pirateria "Atlanta" in Somalia – che è già intervenuto in diverse operazioni contro i pirati.

In questo elenco manca però una delle Nazioni partner del consorzio NAHEMA (NATO Helicopter Management Agency), l'Italia, che ha già ricevuto diversi esemplari di NH-90 sia navali (consegnati al 5° Gruppo della Marina Militare basato a Luni – La Spezia) che terrestri (assegnati all'Aviazione dell'Esercito e suddivisi tra gli aeroporti di Viterbo e Rimini), entrambi assegnati al servizio effettivo delle rispettive Forze Armate. A sorpresa, nei primi mesi del 2012 il Comando Aviazione Esercito ha annunciato che cinque dei suoi UH-90A (così sono chiamati ufficialmente secondo una nota del Ministero della Difesa) sarebbero stati inviati a breve in Afghanistan, sotto l'egida del Comando ISAF (International Security Assistance Force), per sostituire gli ormai stanchi AB-205, vero e proprio mulo risalente alla fine degli anni '60 del secolo scorso.

Un UH-90A in avvicinamento alla LZ

Questa decisione ha sorpreso un po' tutti e ha inconsapevolmente regalato all'Italia il primato di aver rischierato l'elicottero europeo in zona di guerra. Nonostante i primi esemplari siano stati consegnati a partire dal 2008 al Centro Sperimentale di Viterbo, il 7° Reggimento "Vega" di Rimini, prima unità operativa ad essere dotata dell'elicottero, ha ricevuto in dotazione i propri soltanto agli inizi del 2011. Questo ritardo non è stato dovuto a problemi logistici o tecnici; i tre anni trascorsi tra queste due date sono stati impiegati per la stesura dei manuali delle procedure operative applicabili alla nuova macchina, totalmente diversa rispetto al suo predecessore sia per quanto riguarda il pilotaggio (dovuto all'utilizzo di un sistema fly-by-wire) che per la condotta della missione (la presenza di un Mission Computer rivoluziona, se non completamente, almeno in gran parte le procedure operative). Non avendo altri operatori dai quale prendere "spunto" per la definizione di queste procedure, è stato deciso di utilizzare inizialmente le funzionalità di base del velivolo ad ala rotante, e mano a mano che i piloti del Centro Sperimentale acquisivano confidenza con la macchina, sviluppare le tecniche di utilizzo spingendo la stessa ai limiti. Nel frattempo, i primi equipaggi avrebbero effettuato il passaggio sul NH-90 tramite sessioni al simulatore e successivamente volando le poche macchine disponibili.

I grossi MFD dell'elicottero aiutano a gestire meglio la missione

Si arriva così al 2012, con circa 25 equipaggi formati per volare sul nuovo modello di elicottero e con l'annuncio che apre la strada all'impiego operativo sul campo di battaglia. Inizia una fase di esercitazioni che hanno lo scopo di ricreare le condizioni di utilizzo che l'elicottero si troverà ad affrontare nel teatro operativo afgano. Viene dato il via all'esercitazione "Tuscia 2012", che si attua in tre fasi distinte: la prima ha luogo a inizio anno a Viterbo (Lazio), presso il poligono di Monte Mario, mentre le successive due fasi si svolgono durante i mesi di giugno-luglio, tra gli aeroporti di Casarsa della Delizia (in Friuli Venezia Giulia) e Viterbo; l'ultimo sforzo pre-operativo prevede una missione che ha inizio nell'Italia Nord-Est e si conclude sull'aeroporto laziale, ad oltre un'ora di volo, per simulare uno dei possibili impieghi nell'area mediorientale, dove le Forward Operating Base sono poste a distanze notevoli rispetto alla base di Herat. Si sperimentano diverse tattiche di utilizzo, visto che l'elicottero dovrà integrare l'AB-205 ed estendere il range di ruoli possibili.

Intanto, l'industria elicotteristica nazionale, aderente al consorzio NH Industries, avvia, per volere del Comando dell'Esercito, un programma per "correggere" alcuni difetti riscontrati durante la fase di valutazione dell'elicottero e che potrebbero mitigare la possibilità di inviare lo stesso in teatro. Oltre alla mancanza di parti di ricambio, necessarie per poter avere due macchine sempre pronte all'impiego e una pronta come riserva H24, vengono apportate modifiche al motore, all'impianto di condizionamento e al sistema di gestione della rampa di carico; viene inoltre fornito il database EWS (Electronic Warfare System), utilizzato per eludere eventuali minacce missilistiche e compatibile con diverse tipologie di flare. Per specifica richiesta dell'Esercito, viene richiesta la presenza di personale civile tecnico qualificato a Herat (sede della Task Unit Nemo) durante la permanenza in loco degli UH-90, pronto a intervenire in caso di necessità e con funzione di intermediario tra la TU e l'industria stessa per la fornitura in breve tempo dei ricambi.

Un UH-90A sorvola l'area di intervento MEDEVAC

Il 18 agosto 2012, il primo UH-90 in configurazione "enhanced Initial Operational Capability" (IOC+) viene smontato e imbarcato su un C-17 dell'USAF, il quale ha il compito di consegnarlo alla TU Nemo a Herat. Giunto in Afghanistan, l'elicottero viene riassemblato e reso volabile da quattro uomini del Task Group di Sostegno Tecnico nell'arco di 48-72 ore. Il 28 agosto, compie il suo primo impiego operativo volando una missione di ricognizione nel Gulistan, scortato da un AH-129C Mangusta e affiancato da un CH-47C Chinook. Per un mese circa, viene impiegato in un ampio spettro di missioni per verificare l'adeguatezza ai requisiti dell'ISAF per operare nel teatro afgano, e dopo circa 60 ore di volo (delle quali la metà volate in missioni operative) il 25 settembre raggiunge la Full Operational Capability, seppure con alcune limitazioni imposte dal fatto che la macchina non è mai stata utilizzata in un territorio tanto particolare. Nel frattempo, gli altri quattro esemplari destinati all'Afghanistan vengono trasportati con le stesse modalità e, nel giro di un mese, possono raggiungere il primo esemplare nei cieli afgani.

Questi cinque esemplari non hanno subito modifiche prima del rischieramento operativo, se non il montaggio delle piastre balistiche a protezione dei piloti e del vano di carico posteriore. Nonostante ciò, l'elicottero si è dimostrato all'altezza dei compiti assegnatigli, e il motore è risultato performante e di caratteristiche superiori a quanto previsto dal manuale tecnico. Dopo sei mesi dall'inizio dell'attività operativa in ambito ISAF, le macchine della Task Unit hanno volato per oltre 300 ore in un ampio spettro di missioni. In particolari occasioni, in una sola giornata è stato possibile utilizzare fino a quattro elicotteri, "attraverso un’ottima gestione da parte della componente tecnica" della TU, come tiene a sottolineare il Col. Annigliato, precedente Comandante della Task Force Fenice, che raggruppa il personale dell'Esercito Italiano impiegato in Afghanistan. Lo stesso Comando ISAF è rimasto positivamente colpito dalle doti operative della macchina, tant'è che si è passati da 65 a 80 ore mensili di operatività sotto l'egida ISAF.

Una delle due minigun M134D del quale è equipaggiato l'elicottero

Come anticipato, la versione in dotazione alla TU Nemo è la IOC+, che rispetto agli esemplari consegnati inizialmente all'AVES, dispone di tutti i sistemi avionici previsti per la versione finale (FOC), del sistema EWS completo dei database delle minacce, del sistema antighiaccio alle pale del rotore principale e di coda e sul pianetto orizzontale, la possibilità di installare le protezioni balistiche sul pavimento cabina, le minigun a sei canne rotanti Oto Melara-Dillon M134D in calibro 7.62 NATO su entrambe le porte laterali, l’installazione degli apparati crypto alle radio multibanda, la disponibilità del ROVER 4 attraverso il collegamento Link11. "Tutto questo ha permesso, sin dalle prime fasi, di poter operare efficacemente e garantire la completa integrazione e interoperabilità con tutte le altre capacità nazionali e multinazionali presenti in teatro afghano", ha comunicato soddisfatto il Col. Annigliato.

Con questo nuovo elicottero in dotazione alla Nemo, il range di missioni si è allargato: alle classiche missioni di Combat Support alle truppe di terra, Combat Service Support (trasporto logistico di materiali e uomini), postazione volante C2I (Command, Control and Intelligence) e MEDEVAC (MEDical EVACuation), se ne sono aggiunte di nuove.

La più importante è la Forward Aeromedical Evacuation, resa possibile grazie all'integrazione del sistema Portable Trauma and Support System (PTS) sviluppato e prodotto dalla tedesca STARMED. Questo sistema integra un monitor/defibrillatore automatico cardiaco, un ventilatore polmonare, un'unità di aspirazione, una pompa automatica per l'iniezione di medicinali e due bombole d'ossigeno da 5 litri montate su un modulo trasportabile, che può alloggiare la barella standard NATO e rendere le operazioni di movimentazione del soldato più snelle e meno problematiche anche in operazioni di imbarco/sbarco da velivoli. Ogni UH-90A può trasportare fino a tre moduli PTS, rappresentando un notevole valore aggiunto in caso di evacuazione sanitaria di feriti gravi situati lontano dagli ospedali da campo avanzati presenti in Afghanistan. L'Esercito Italiano ha addestrato il proprio personale sanitario all'utilizzo di questi sistemi con un equipaggio di tre persone (composto da medico, infermiere e ausiliario), ma all'occorrenza gli operatori imbarcati possono essere soltanto due.

Il ferito viene caricato dalla rampa posteriore

Altra novità, sviluppata grazie al supporto degli operatori delle Forze Speciali presenti da tempo nel teatro afgano, è la specialità di helisniping, ossia la possibilità per i tiratori scelti delle stesse S.F. di operare da bordo dell'elicottero per proteggere le truppe in azione a terra da una distanza di sicurezza tale per la sopravvivenza del mezzo aereo e, nel contempo, avere una certa mobilità per poter fornire supporto in modo istantaneo, ove se ne presenti la necessità.

La capacità di carico incrementata rispetto agli AB-205 (e superiore anche agli altri elicotteri della stessa classe), da la possibilità di trasportare fino a 8 militari equipaggiati e di poterli infiltrare in zone impervie o lontane dalle rotte terrestri, per poter compiere operazioni a "basso profilo", come avvenuto recentemente in una missione che ha visto impiegati tutti i mezzi della Joint Air Task Force (JATF) di Herat per la distruzione di una postazione di antenne talebane, utilizzate per la comunicazione a lunga distanza: UH-90A, CH-47C, AH-129C, EC-27J, MQ-1C Predator A+ e A-11B Ghibli (AMX) hanno lavorato insieme affinché le antenne, acquisite e successivamente "illuminate" dai laser degli uomini del 185° Reggimento RAO (Ricognizione Acquisizione Obiettivi) trasportati in zona dai mezzi della Task Force Fenice, potessero essere distrutte da bombe laser guidate sganciate dagli AMX, il tutto supervisionato dai Predator in volo ad alta quota.

A-129C di supporto sorvola la LZ

Per finire, l'impiego in qualità di Joint Tactical Air Controller (JTAC), utilizzando il sistema Rover 4 per la ricezione di immagini in tempo reale tramite il sistema digitale Link 11, dai velivoli Predator e AMX dell'Aeronautica Militare Italiana assegnati alla JATF.

La versatilità del UH-90A è il suo punto di forza e l'utilizzo in un ambiente così vario non ha sortito alcun effetto sulle componenti meccaniche del velivolo, tant'è che il Col. Annigliato ha dichiarato che esso "rappresenta un valore aggiunto e, quindi non già un semplice sostituto, dei precedenti assetti. Esso garantisce, come più volte detto, prestazioni superiori e, sulla base di quanto sperimentato da noi sino ad oggi, non sembra subire particolari impatti derivanti da quest’ambiente operativo altamente critico. Temperature, altitudini elevate e polvere non hanno evidenziato cali prestazionali e di funzionalità, piuttosto i motori si sono rilevati superiori alle aspettative in termini di resa. Il tutto ovviamente a beneficio delle nostre truppe dislocate nelle diverse FOB dell’area di responsabilità italiana".


(Le immagini allegate sono state prese durante l'esercitazione "Tuscia 2012" a Casarsa della Delizia)

Vorrei ringraziare il Col. Annigliato, il Mag. Renna, il Col. Mattina, il Cap. Crociani, il Col. Meola e tutto il personale del Comando Aviazione Esercito, dello Stato Maggiore Esercito, dello Stato Maggiore Difesa e della Task Force Fenice che hanno reso possibile la stesura di questo articolo.